Algeri,
8 Marzo 2001.
Khalida Messaoudi al Parlamento
(APN)
Discorso di Khalida Messaoudi al Parlamento
(APN), Algeri, 8 marzo 2001
Care amiche buongiorno, auguro a tutte voi un buon Aïd El Kebir e una buona festa della donna, quindi buona festa al quadrato ; vi auguro tanta forza, tanta energia, auguro la protezione di tutti i santi per il nostro paese e per i nostri figli. Le donne che sono intervenute prima di me hanno parlato dei problemi che si pongono alla donna algerina e sono convinta che tutte le presenti conoscono bene questi problemi.
Nouara Djaâfear [deputata RND, Rassemblement National Démocratique, NdT] prima di me ha parlato della campagna politica e mediatica contro l’Algeria in corso all’estero.
Se me lo permettete, voglio dirvi quello che ho sul cuore rispetto a questa storia, ma innanzitutto penso che non bisogna mai dimenticare che sono già dodici anni che le donne algerine hanno scoperto nella loro carne che se il Codice della famiglia le incatena, l’estremismo, l’integrismo, il Fis [Fronte Islamico di Salvezza, NdT] e le sue milizie le frustano, le bruciano, le violentano, le perseguitano, le uccidono.
Ricordiamo, non dimentichiamo mai, coltiviamo la memoria, perché chi nutre la memoria detiene le chiavi dell’avvenire, ricordiamo che dal 1989 al 1992 ovunque nel nostro paese, da est a ovest e da nord a sud, delle case di vedove o di donne divorziate erano incendiate, gli studentati femminili subivano un vero e proprio coprifuoco a partire dalle 18h da parte delle milizie del Fis e le donne dei quartieri popolari erano sottoposte a delle pressioni intollerabili; ricordiamo che il Fis era già armato di sciabole, di fruste e di catene. In poche parole, con gli atti e con le parole il Fis e le sue milizie si proponevano di risolvere radicalmente con la violenza la schizofrenia che il regime del partito unico aveva cercato di imporci, ossia : il Fis aveva dichiarato la democrazia eretica, la volontà popolare contraria alla volontà di dio, lo stato moderno empio e le donne, già eterne minori nei loro diritti privati, avrebbero avuto per il Fis come compito unico e sacro quello di procreare il pefetto integrista di cui lo stato islamico ha bisogno.
Ricordiamo, per rispetto delle vittime della violenza integrista, ricordiamo e testimoniamo che il terrore integrista in Algeria non è cominciato dopo gennaio 1992, è cominciato prima, è cominciato innanzitutto sul corpo delle donne e sul il corpo dei militari di leva.
Si capirà così che il terrorismo integrista che prenderà di mira l’Algeria, il suo popolo, i suoi beni e le sue istituzioni a partire dal 1992 non é l’inizio di un fenomeno, ma bensì il compimento di una gestazione mostruosa condotta al suo termine.
Dal 1992 al 1999 e ancora nel 2000 e 2001, le donne algerine hanno patito ogni sorta di violenza da parte dei molteplici bracci armati del Fis : sono state abbattute a colpi d’arma da fuoco, sono state sgozzate, sono state decapitate, sono state sventrate, sono state rapite come bottino di guerra e devastate dagli stupri di guerra che i gruppi islamisti armati utilizzano nella loro strategia di orrore totale. Decine di migliaia di donne sono state assassinate e più di tremila violentate. Noi sappiamo che la stragrande maggioranza delle donne vittime del terrorismo sono di origine modesta, molto modesta.
Malgrado queste constatazioni più che tragiche, noi pensiamo con semplicità che è proprio in Algeria che la resistenza e il coraggio delle donne suscitano rispetto e meditazione presso tutti i popoli, pensiamo che le donne del nostro paese suscitano rispetto perché nei momenti più duri del terrorismo, allorché il resto della società era talvolta tentato di cedere allo scoraggiamento e alla disperazione –chi non lo sarebbe stato, e per molto meno ?-, ebbene queste donne hanno resistito a mani nude con il coraggio della gente semplice.
Malgrado le bombe e le auto imbottite di
tritolo nei luoghi publici, malgrado le minacce di morte contro le donne
lavoratrici e le studentesse, esse non hanno mai smesso di lavorare, non
hanno mai smesso di studiare, non hanno mai smesso di fare semplicemente
la spesa o di inviare i loro figli a scuola –e questo allorché sappiamo
che i gruppi islamisti armati nell’agosto 1994 vietarono, pena la morte,
la scolazzizazione dei bambini e che più di 850 edifici scolastici
e universitari sono stati distrutti. In questo modo la donna algerina
ordinaria –perché è la donna algerina ordinaria che diventa
eroina nel compimento degli atti quotidiani della vita durante cinque anni–
e le donne in generale diventano simbolo della resistenza al terrore integrista.
Ed è sempre in Algeria che si organizzano,
in maniera pertinente e credibile, le lotte delle donne per i loro diritti
e per la democrazia, per cui non abbiamo alcuna lezione da ricevere, né
dall’Oriente nè dall’Occidente.
Solamente, questa lotta che le algerine conducono, questa formidabile resistenza al progetto teocratico, le donne algerine l’hanno condotta e l’assumono tutt’oggi nella solitudine e nell’avversità. Abbiamo condotto e conduciamo la nostra lotta sole, perché ad eccezione di alcune voci in Europa, troppo solitarie esse stesse per non essere soffocate –e penso in particolare al giornale Marianne e ad alcuni intellettuali come André Glucksmann e Bernard Henry-Levy–, a parte queste voci troppo solitarie per non essere soffocate, ebbene non abbiamo mai visto una campagna degna di questo nome in favore delle donne algerine e della loro lotta simile alle campagne politico-mediatiche in favore del Fis organizzate dai suoi alleati, siano essi intellettuali, giornalisti o militanti politici. Ma dopo tutto, se la sorte delle iraniane, delle sudanesi e soprattutto delle donne afgane, non ha commosso e scioccato abbastanza persone nel mondo cosiddetto libero per meritare delle azioni serie e significative, non c’è alcuna ragione, assolutamente alcuna, perché la sorte delle algerine sfugga alla regola.
La nostra lotta solitaria si svolge anche
nell’avversità. Se capiamo come dobbiamo convivere con la nostra
solitudine e perché –in quanto sta a noi batterci qui in Algeria
e ne abbiamo la capacità, il coraggio e la volontà–, siamo
invece disgustate e più che disgustate, siamo scioccate dall’avversità
organizzata contro di noi in Europa e particolarmente in Francia dagli
alleati europei del progetto teocratico e dei suoi bracci armati.
Dal 1995 una coalizione di militanti europei
di sinistra ed estrema sinistra tenta di imporci tramite delle pressioni
di ogni tipo quella che chiamano una soluzione politica fra virgolette,
contenuta negli accordi di S. Egidio e che mira realtà, perché
non siamo stupide, ad imporci il Fis reintroducendolo dalla finestra allorché
l’abbiamo sloggiato gettandolo dalla porta principale, ad imporcene il
potere, ossia ad imporci uno stato teocratico con il suo corteo di sventure
programmate per le donne.
Siamo ancora più scioccate e disgustate perché questi stessi militanti di sinistra ed estrema sinistra si sono mobilitati in modo ammirevole –sì ammirevole e a giusto titolo– contro Le Pen in Francia e Haider in Austria. Cosa dobbiamo intendere quando sappiamo che il Fis è uguale ad Haider più Le Pen più dei gruppi armati che uccidono? Siamo tanto più disgustate perché in realtà più che di una campagna si tratta di una vera e propria guerra mediatico-politica contro di noi e contro il nostro paese, senza che ci siano delle reazioni significative per denunciare l’ingiustizia e l’ignominia dei metodi utilizzati; come dobbiamo intendere che le stesse persone, gli stessi giornalisti, gli stessi intellettuali, gli stessi militanti di sinistra rifiutano il fascismo e i partiti fascisti per l’Europa e li sostengono per l’Algeria? Vuol forse dire che il fascismo è più sopportabile per noi, dalla pelle olivastra, ricciuti e mori come siamo? Siamo più che disgustate perché in realtà si tratta di una guerra politico-mediatica contro le donne e contro il progetto democratico in Algeria.
Abbiamo tutte ammirato la giustizia francese quando ha arrestato un capitano torturatore mauretaniano di passaggio all’aeroporto di Orly, anche se non aveva mai dichiarato pubblicamente di aver commesso dei crimini, in questo caso crimini commessi contro dei cittadini della Mauritania in Mauritania. Sì, abbiamo ammirato questa giustizia e ci siamo dette che giammai criminale, quale che sia la sua nazionalità, potrà beneficiare di lassismo o di sostegno da parte dello stato francese. È giocoforza constatare invece che siamo state ben naives, perché quando si tratta dell’Algeria –e ne abbiamo le prove in questi giorni–, la reazione francese è tutt’altra.
In effetti, eccoci di fronte ad un individuo che detesterei nominare , ex sottotenente algerino, radiato dall’ANP [Esercito nazionale popolare, NdT], che passa su tutti i canali televisivi francesi e dichiara al mondo intero su almeno tre canali(TV5, France 2 e France 3) “Ho partecipato a dei massacri, ho ucciso, sono pronto a essere giudicato”. Me ne frego, scusatemi e permettetemi questa espressione, di quello che ha scritto, sono scioccata da quello che dichiara pubblicamente; egli dice: “Ho partecipato a dei massacri di civili, ho ucciso, sono pronto a essere giudicato”. Di fronte a questa confessione spaventosa non constatiamo alcuna reazione degna di nota, ad eccezione di poche voci troppo soffocate. Al contrario, una campagna politico-mediatica animata da giornalisti, intellettuali e altri militanti, campagna fondata innanzitutto sul sotegno e la promozione di questo criminale e mirante in realtà –perché non siamo analfabete, grazie all’Algeria indipendente, e sappiamo a che cosa mirano: mirano: (1) facendo la promozione di questo innominabile individuo mirano a discolpare e lavare il Fis e i suoi bracci armati di tutti i loro crimini barbari, mirano a mettere in un’immensa botte di varichina il sangue delle innocenti e degli innocenti algerini; (2) discolpando il Fis bisogna ben trovare un altro colpevole, ebbene essi trovano altri colpevoli, nel nostro caso l’istituzione repubblicana dell’esercito. E siccome non siamo analfabete e non ci succhiamo più il pollice, sappiamo che quando attaccano l’esercito non è l’esercito in sè che mettono in pericolo veramente –l’esercito è forte–, ma vogliono attaccare le istituzioni algerine, lo stato algerino, il popolo algerino. Discolpando il Fis e i suoi gruppi armati, colpevolizzando l’istituzione repubblicana dell’ANP, vogliono raggiungere il loro obiettivo di distruggere i bastioni della repubblica algerina e imporci il Fis, ossia la morte programmata della democrazia e l’instaurazione di una teocrazia le cui fondamenta, lo ripeto, sono la sottomissione, l’oppressione e la negazione delle donne.
Permettetemi, in vostro nome, di dire e di rispondere in modo solenne dalla sede della sovranità popolare: “Abbiamo degli esempi da seguire, non ci lasceremo sopraffare, se bisognerà morire ancora perché il nostro paese sia la prima terra d’islam a partorire la democrazia, ebbene moriremo”.
Di fronte a questo scandalo –e vi giuro
che non leggerò il libro di questo innominabile individuo, non mi
interessa, preferisco leggere Yasmina Khadra, non voglio leggerlo, quello
che mi sciocca è la sua dichiarazione “Ho ucciso”: allora insieme
lanciamo un grido e diciamo alla Francia: “Oh Francia, terra di diritto,
giustizia francese, salva il tuo onore”. C’è ancora almeno una procura,
c’è ancora almeno un procuratore a Parigi per giudicare un criminale
che dice pubblicamente al mondo intero “Ho ucciso”? Non per noi, noi diciamo
semplicemente alla Francia di salvare il suo onore.
Grazie.
Traduzione di Maria Assunta Mini, con la collaborazione di Malika Silem per le frasi dette in arabo.
1- L’ex sottufficiale dell’esercito algerino Souaïdia, autore de «La sale guerre» [La sporca guerra], Ed. La Découverte, Parigi 2001.