Il Manifesto 22/12/98
"Il rispetto delle risoluzioni Onu non allenterà le sanzioni"
Tutte le dichiarazioni sulla decisione Usa di mantenere comunque l'embargo all'Iraq
- S. CH. -
U no dei temi ricorrenti nella
propaganda americana e britannica, ma anche nelle dichiarazioni di tanti
politici e commentatori italiani, è quello che l'embargo sarebbe
ancora in vigore perché l'Iraq non ha rispettato le risoluzioni
dell'Onu. E soprattutto che il meccanismo delle sanzioni prevede la possibilità
che si arrivi ad una loro revoca.
Nulla di più lontano dalla realtà. Gli Stati uniti hanno
più volte e con chiarezza sostenuto che le sanzioni rimarranno in
vigore a tempo indeterminato. O meglio fino ad un cambiamento di regime
a Baghdad. Una posizione che quindi finisce per violare la stessa risoluzione
687
dell'Onu che, confermando (arbitratiamente)
l'embargo all'indomani della "liberazione" del Kuwait, ne prevede la revoca
(relativa all'export petrolifero) una volta realizzato il disarmo non convenzionale
nucleare, chimico, batteriologico e balistico.
In ogni caso, a differenza dei
loro complici europei, gli Stati uniti sono stati sempre molto chiari.
Riportiamo qui le dichiarazioni in merito dei vertici Usa, alternate con
quelle di vari organismi per i
diritti umani, citate in un documento
dell'Institute for Public Accuracy di Washington.
6 agosto 1990 Il Consiglio di sicurezza approva la risoluzione 661 imponendo sanzioni contro Baghdad al fine di "ripristinare l'autorità del legittimo governo del Kuwait".
3 aprile 1991 Il Consiglio di sicurezza approva la risoluzione 687 la quale, nell'art 22, stabilisce che una volta realizzato il disarmo non convenzionale l'Iraq potrà riprendere ad esportare il suo petrolio.
20 maggio 1991 Il presidente George Bush: "E' mio parere che noi saremo contrari ad una revoca di queste sanzioni sino a quando sarà al potere Saddam Hussein".
6 marzo 1992 Secondo il Washington Post il demografo dell'Ufficio Usa per il Censimento incaricata di stimare il numero degli iracheni uccisi durante la guerra del Golfo è stata licenziata. Beth Osborne Ponte aveva stimato che durante la guerra erano stati uccisi 86.000 uomini, 40.000 donne e 32.000 bambini.
24 settembre 92 Il "New England
Journals of Medicine" pubblica le conclusioni di un rapporto dei ricercatori
di Harvard secondo il quale 46.700 bambini sotto i cinque anni sarebbero
morti nei
primi sette mesi del 1991 per
gli effetti della guerra e dell'embargo.
14 gennaio 1993 In seguito a varie
critiche circa una sua presunta volontà di revocare le sanzioni,
in particolare sul New York Times, Clinton precisa: "Non c'è alcuna
differenza tra la mia politica e
quella della presente amministrazione
... non ho alcuna intenzione di normalizzare le relazioni con lui (Saddam
Hussein ndr)".
12 gennaio 1995 L'ambasciatore
americano all'Onu, signora Madeleine Albright sostiene che gli Usa: "Sono
decisi ad opporsi a qualunque modifica del regime delle sanzioni finché
l'Iraq non avrà
assolto a tutti i suoi obblighi".
12 maggio 1996 Nella rubrica "60 minuti" Lesley Stahl chiede alla Albright: "Abbiamo sentito che son morti 500.000 bambini. E' un numero superiore a quello dei bambini di Hiroshima. E possibile pagare tale prezzo?" La Albright risponde: "E' una scelta molto dura ma credo che ne valga la pena".
26 marzo 1997 La signora Albright
nel suo primo discorso di politica estera da segretario di stato dichiara:
"Non siamo d'accordo con quei paesi i quali sostengono che le sanzioni
dovrebbero essere tolte nel momento in cui l'Iraq avrà assolto ai
suoi obblighi per quanto riguarda la distruzione delle armi di
distruzione di massa. E' nostra
incrollabile convinzione che l'Iraq debba prima provare le sue intenzioni
pacifiche e che per far ciò dovrà attuare tutte le risoluzioni
dell'Onu che lo riguardano. E' possibile ...sotto Saddam Hussein? ... Tutto
indica che le intenzioni di Saddam non saranno mai pacifiche".
4 ottobre 1996 Il rappresentante Unicef in Iraq, Philippe Heffink, dichiara che "circa 4500 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni mese per la fame e le malattie".
3 ottobre 1997 La Fao e il "World food program", in uno studio congiunto, sostengono che "le sanzioni hanno limitato in modo rilevante la possibilità per l'Iraq di guadagnare la valuta pregiata necessaria all'acquisto dei generi alimentari necessari per soddisfare i bisogni del paese".
14 novembre 1997 Rispondendo alla
domanda "E' opinione (del presidente Clinton) che le sanzioni non saranno
tolte finché Saddam Hussein sarà al potere, qualunque cosa
possa fare?" il Consigliere per la sicurezza nazionale Sandy Berger dichiara:
"...Lasciamo che Saddam Hussein faccia quanto gli è stato chiesto,
e quindi potremo discuterne... Abbiamo sempre sostenuto che Saddam Hussein
deve attuare tutte le relative risoluzioni...". "Parliamo di condizioni
necessarie ma non sufficienti (a togliere
l'embargo ndr).
30 novembre 1997 All'ambasciatore
Usa all'Onu viene chiesto: "Gli Stati uniti hanno stabilito dei criteri
apparentemente contraddittori per la revoca delle sanzioni. Quando l'Unscom
potrà rimettere piede in Iraq; quando l'Unscom potrà entrare
nei siti presidenziali; quando l'Iraq attuerà tutte le risoluzioni
dell'Onu che la riguardano, compreso
il pagamento di alcune centinaia di miliardi di dollari per i danni di
guerra; quando verrà rovesciato Saddan; o forse mai. Quindi quando?"
Richardson risponde: "La nostra politica è chiara. Noi riteniamo
che Saddam debba attuare tutte le risoluzioni dell'Onu, compresa la 1137,
quelle che riguardano gli ispettori dell'Unscom, i diritti umani, i prigionieri
di guerra kuwaitiani, il trattamento della popolazione. Noi riteniamo che
si tratti di standard internazionali".
30 luglio 1998 Il New York Times scrive: "La Russia ha tentato, non riuscendovi, di ottenere il consenso del Consiglio di sicurezza su una risoluzione secondo la quale l'Iraq (sulla base del rapporto dell'Agenzia atomica internazionale ndr) ha soddisfatto la richiesta di distruggere il suo progamma per armi nucleari e che quindi si poteva passare dalle ispezioni aggressive ad un controllo a lungo termine... la Russia ha sostenuto che i vari "capitoli" (nucleare, chimico, batteriologico, balistico ndr) potrebbero essere chiusi uno alla volta in modo da dare all'Iraq dei motivi per continuare nel suo atteggiamento di cooperazione. Gli Stati uniti hanno invece sostenuto che prima di una modifica del regime delle sanzioni occorre che l'Iraq soddisfi tutte le condizioni relative a tutte le risoluzioni.
5 agosto 1998 L'Iraq annuncia il blocco delle ispezioni aggressive.
20 agosto 1998 L'ambasciatore Richardson: "Le sanzioni potrebbero restare in vigore per sempre".
5 ottobre 1998 La Camera Usa approva una mozione che invita il Pentagono a sostenere con 97 milioni di dollari in aiuti militari l'opposizione irachena per rovesciare Saddam Hussein.
6 ottobre 1998 Denis Halliday, il funzionario Onu capo dell'intervento umanitario "oil for food" in Iraq, sostiene che "almeno 5-6.000 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni mese".
12 novembre 1998 Madeleine Albright:
"Si tratta di uno dei più chiari regimi di sanzioni. Un regime nel
quale è assai chiaro come arrivare dal punto A al punto B.